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La casa - simbolo dei nomadi della steppa

2022-10-03 17:57

Monica Benedetti

Sciamanesimo, sciamanesimo, mongolia, Casa, yurta, tradizioni, viaggio, ger, marco polo, axis mundi, armonia universale, sacro,

La casa - simbolo dei nomadi della steppa

In Occidente la chiamiamo yurta e ne abbiamo fatto il simbolo di una moda che etichetta uno stile di vita che non conosciamo affatto: quello nomade, f

 

 

In Occidente la chiamiamo yurta e ne abbiamo fatto il simbolo di una moda che etichetta uno stile di vita che non conosciamo affatto:

quello nomade, fatto di cammini infiniti e ripetuti,

di connessione coi luoghi 

e i tempi.

 

 

 

 

La yurta, o meglio ger, il suo nome originale, non è nata per essere una casa stabile.

 

La ger è nomade come chi la abita.

 

E non è un simbolo di ribellione agli stereotipi ai quali siamo abituati ma qualcosa di profondo, antico, animico.

 

Voglio raccontarvi la sua storia, la sua funzione cosmica e la sua stretta connessione con chi la abita.

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Le prime menzioni riferite alle ger, la cui traduzione letterale è casa, vengono attribuite allo storico greco Erodoto che racconta di come vivessero le popolazioni Scite del Mar Caspio e Mar Nero.

 

Marco Polo, in seguito, ce ne fornisce una descrizione nel suo lungo libro di viaggio: Il Milione.

 

Egli ci racconta che:

 

“le case loro sono di legname, coperte di feltro, e sono tonde, e pòrtallesi dietro in ogni luogo ov’egli vanno, però ch’egli ànno ordinate sí bene le loro pertiche, ond’egli le fanno, che troppo bene le possono portare leggeremente. In tutte le parti ov’egli vogliono queste loro case, sempre fanno l’uscio verso mezzodie”

 

Dandoci peraltro un primo indizio sia sui materiali di cui sono costituite che sull'orientamento della porta.

 

Ci troviamo in zone in cui il clima continentale favorisce l'insistenza di lunghi e freddi inverni e la steppa sconfinata una palestra in cui i venti possono armeggiare in ogni direzione e con grande potenza.

 

La forma circolare favorisce la resistenza di queste case mobili poiché non crea ostacoli alle intemperie.

 

Secondo la tradizione nomade e sciamanica, tale forma suggerisce anche il simbolo primo dell'abitazione che è quello di rispecchiare l'universo sferico.

 

Ripropone così il concetto ermetico del come in alto così in basso unificando nello spazio coperto dall'abitazione, gli occupanti alla danza armonica universale.

 

La ger era uno spazio sacro, infatti, nel quale era proibito tenere atteggiamenti disarmonici o aggressivi.

 

Il suo scheletro è costituito da un centinaio di pali e assi di legno, di diversa consistenza e forma, di cui il più importante, sia dal punto di vista strutturale che simbolico, è il palo centrale, chiamato un' così come gli altri pali di sostegno.

 

Esso, simbolicamente, rappresenta l'axis mundi, che ruota nella macina cosmica del “mulino di Amleto” e diviene l'albero della vita nelle più antiche culture sciamaniche.

 

Egli, lo sciamano, vi si arrampica per accedere ai mondi superiori e, nella ger, esiste un foro, il toono, con la duplice funzione di permettere al fumo della stufa posta al centro dell'abitazione, di uscire così come allo spirito dello sciamano e di un defunto.

 

Simboleggia altresì il sole nel piccolo cosmo circolare abitativo.

 

Dal toono scendono due corde. In una è legata una sega che serve a proteggere la famiglia da influenze negative esterne e l'altra è modellata a forma di lupo così che funga da doppia protezione.

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L'interno della ger è suddiviso, seppur circolare, in quattro direzioni immaginarie: nordsudestovest.

 

Sempre a Sud, come si legge ne Il Milione, è la porta d'ingresso che si apre sempre verso l'esterno ed è bassa e munita di una sorta di “gradino” su cui è vietato inciampare.

 

Per entrare e per uscire, dunque, chiunque è costretto ad abbassare il capo e a porre attenzione così da onorare lo spirito protettore della porta Altai Azi Akalar.

 

Oggi, inciampare sul gradino equivale semplicemente a contrarre sfortuna ma all'origine era considerato un sacrilegio.

 

Così ne parla Marco Polo:

 

“Tutte le porte della sala, ouero di qualunque luogo doue sia il Signore, stanno due, huomini grandi a guisa di giganti uno da vna parte, l'altro dall'altra con un bastone in mano, & questo perche a niuno è lecito toccare la soglia della porta, ma bisogna, che distenda il piede oltre, & se per auentura la tocca, i detti guardiani, li tolgono le uesti: & per rihauerle, bisogna, che le riscuotino, & se non li togliono le vesti, li danno tante botte, quante li sono deputate. Ma se sono forestieri, che non sappino il bando, vi sono deputati alcuni baroni, che gl’introducono, & gl’ammoniscono del bando, & questo si fa perche se si toccha la soglia, si ha per cattiuo augurio”

 

Ma l'importanza che riveste la porta d'ingresso è manifestata, soprattutto, nei riti che precedono un funerale dalle persone che trasportano il cadavere (gli yas barih hümüüs, letteralmente “persone che trasportano le ossa”).

 

Essi vestono abiti al rovescio ed escono dalla ger all'indietro facendo precedere la testa del defunto ai piedi, che rimangono orientati verso nord. Una volta usciti distruggono la porta a colpi d'ascia.

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(Ger: particolare della porta)

Lo scheletro ligneo viene ricoperto di strati di teli di feltro e, in ultimo, da teli di pelle di animale (oggi di plastica) per scongiurare l'ingresso dell'acqua durante le tempeste torrenziali della steppa.

 

Anche il pavimento, oggi, è ricoperto di teli plastificati e tappeti mentre all'origine rimaneva saldo il contatto con la terra, mitigato da stuoie e tappeti negli inverni freddi.

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(Yurta: particolare scheletro ligneo e teli di feltro)

La disposizione interna segue un iter preciso.

 

Chiunque entri dovrà dirigersi sempre a sinistra, seguendo un percorso in senso orario.

 

Nella zona nord, dunque antistante la porta, siede il più anziano e, dietro di lui è posto l'altare di famiglia che contiene immagini e simboli degli spiriti degli antenati (ongon).

 

A ovest si dispongono gli uomini e nelle pareti sono gli strumenti utilizzati da questi nelle attività quotidiane.

 

A est, al contrario, si dispongono le donne, in corrispondenza dell'apertura della stufa e del mobilio e pentolame adatto a cucinare posto sulle pareti.

 

Esiste anche una suddivisione gerarchica nord – sud all'interno della ger.

 

Come dicevo in precedenza il più anziano trova posto nel nord perfetto e, a seguire, in base all'età, gli abitanti si dispongono, nei rispettivi spazi, rispettando un asse nord sud così che i più piccoli abbiano il loro spazio designato nella zona sud.

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(Stufa centrale interno ger)

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(Lato est con attrezzi domestici femminili)

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(Lato ovest con attrezzi domestici maschili)

In questo modo il piccolo spazio in cui vive la famiglia si anima di armonia, ad imitazione della similitudine universale e ogni gesto si riveste di quell'abito sacro che , nel tempo, si perde e trasforma in disarmoniche esistenze.

 

Grazie

 

Monica

Per approfondimenti sulla composizione della ger:

Simbolismo: Tesi di Laurea - Tra il feltro e i mattoni: un gioco. Etnografia dello spazio domestico e del mutamento sociale nel sum di Hanbogd, Mongolia meridionale di Nicola Imoli (2014/2015).