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Smembramento Sciamanico

2022-10-18 12:32

Monica Benedetti

Sciamanesimo, mongolia, tengrismo, tradizioni, iniziazione, sciamanesimo originario, smembramento sciamanico, avam, mircea eliade, diventare sciamano,

Smembramento Sciamanico

Essere smembrati è la forma di accettazione e giudizio a cui il neofita viene sottoposto dagli spiriti degli sciamani antenati.

Da qualche anno ho potuto assistere ad una proliferazione di corsi e seminari per acquisire la facoltà sciamanica.

 

Non è mia intenzione, in questo articolo, esprimere un'opinione personale sul fenomeno ma vorrei raccontare quello che avveniva alle origini a colui che veniva eletto dagli spiriti o da un lignaggio famigliare, alla funzione di sciamano.

Questa è la storia di Avam, sciamano dei Samoidei (un complesso di etnie siberiane) così come raccontata da Mircea Eliade nel libro “ Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi”:

 

“Malato di vaiolo, questi restò per tre giorni in stato d'incoscienza, mezzo morto: a tal segno, che egli corse il pericolo di esser seppellito il terzo giorno. Durante questo tempo ebbe luogo la sua iniziazione.

 

Egli si ricorda di esser stato condotto in mezzo ad un mare. Là udi la Voce della Malattia (cioè del vaiolo) che gli diceva: «Dai Signori dell'Acqua riceverai il dono dell'arte sciamanica. Il tuo nome di sciamano sarà huottarie (Colui che s'immerge)».

 

Poi la Malattia sconvolse l'acqua di quel mare. Egli ne emerse e sali su di un monte. Là incontrò una donna nuda, e si mise a prender latte dal suo seno.

 

La donna, che probabilmente era la Signora dell'Acqua, gli disse: «Sei mio figlio, per questo permetto che tu ti allatti al mio seno. Avrai da incontrare parecchie difficoltà e ti sentirai spossato».

 

Il marito della Signora dell'Acqua, il Signore dell'Inferno, gli dette poi due guide, un ermellino e un topo, per condurlo all'Inferno. Raggiunto un posto elevato, le guide gli mostrarono sette tende dai tetti lacerati. Egli entrò nella prima trovandovi gli abitanti dell'Inferno e gli uomini della grande Malattia (il vaiolo).

 

Costoro gli strapparono il cuore che gettarono in una marmitta.

 

Nelle altre tende egli doveva conoscere il Signore della Pazzia e i Signori di tutte le malattie nervose; vi incontrò anche i cattivi sciamani. Egli apprese il significato delle diverse malattie che torturano gli uomini.

 

Il candidato, sempre preceduto dalle sue guide, giunse in seguito nel Paese degli Sciamani-Donne che gli fortificarono la gola e la voce.

 

Fu poi condotto sulle rive dei Nove Mari. In mezzo ad uno di essi si trovava un'isola e, in mezzo a quest'isola, un giovane albero di betulla cosi alto da toccare il Cielo. Era l'Albero del Signore della Terra. Vicino, crescevano nove erbe, che erano i capi stipite di tutte le piante della terra. L'Albero era circondato da Mari, su ognuno dei quali nuotava una specie di uccello, coi suoi piccoli: vi si trovavano diverse varietà di anitre, un cigno e uno sparviero.

 

Il candidato visitò tutti questi mari: alcuni erano salati, altri talmente caldi che egli non poteva avvicinarsi alla riva. Dopo averne fatto il giro, il candidato alzò la testa e, sulla cima dell'Albero, vide uomini di diverse nazioni: Samoiedi Tavgy, Russi, Dolgani, Yakuti e Tungusi. Si tratta degli avi primordiali delle nazioni, che si trovano fra i rami dell'Albero del Mondo.

 

Udì delle voci: «È stato deciso che avrai un tamburino (cioè la cassa di un tamburo) fatto con rami di quest'Albero» . E cominciò a volare con gli uccelli di quei mari.

 

Mentre si allontanava dalla riva, il Signore dell'Albero gli gridò: «Il mio ramo è caduto or ora: prendilo e fa' di esso il tamburo che dovrà servirti per tutta la vita». Da questo ramo si partivano tre rami minori e il Signore dell'Albero gli ordinò di fare con essi tre tamburi che dovranno essere custoditi da tre donne per speciali cerimonie: l'uno, per praticare lo sciamanismo sulle donne partorienti, il secondo per guarire i malati, l'ultimo per ritrovare gli uomini sperdutisi fra la neve.

 

Il Signore dell'Albero dette parimenti dei rami a tutti coloro che stavano in cima all'Albero. Ma, assumendo figura umana e uscendo dall'albero fino a metà del busto, soggiunse: «Un ramo solo non lo do agli sciamani, perché lo riservo per il resto degli uomini. Con questo ramo essi potranno farsi delle abitazioni e potranno anche utilizzarlo per i loro bisogni. Io son l'Albero che dà la vita ad ogni essere umano». Stringendo forte il ramo, il candidato era già pronto a riprendere il suo volo, quando udì di nuovo una voce umana che gli rivelò le virtù medicinali delle sette piante e gli trasmise certe istruzioni circa l'arte dello sciamanismo. La voce aggiunse che egli però avrebbe dovuto sposare tre donne (cosa che, peraltro, fece, sposando tre orfane da lui guarite dal vaiolo).

 

Successivamente egli giunse fino ad un mare sconfinato e là trovò degli alberi e sette pietre. Queste gli parlarono l'una dopo l'altra.

 

La prima, che aveva denti simili a quelli dell'orso e una cavità della forma di un cesto, gli rivelò che era la pietra che preme sulla Terra: esercita il suo peso sui campi affinché essi non siano portati via dal vento.

 

La seconda serviva per fondere il ferro. Egli restò sette giorni presso tali pietre apprendendo ciò a cui esse potevano servire nel mondo degli uomini.

 

Le due guide, il topo e l'ermellino, lo condussero in seguito su di un monte alto e arrotondato. Vide dinanzi a lui un'apertura e penetrò in una caverna luminosissima rivestita di specchi in mezzo alla quale v'era qualcosa di simile ad un fuoco. Rivelò la presenza di due donne, nude ma ricoperte di peli, come le renne (sono delle personificazioni della Madre degli Animali, essere mitico che ha una gran parte nelle religioni artiche e siberiane).

 

Poi si accorse che non ardeva là alcun fuoco, ma che la luce veniva dall'alto, attraverso un'apertura. Una delle donne gli annunciò d'essere incinta e di dover dare alla luce due renne: l'una sarà l'animale sacrificale dei Dolgani e degli Evenki, l'altra quello dei Tavgy. Essa gli dette anche un pelo che gli sarà prezioso quando sarà chiamato a far dello sciamanismo sulle renne. L'altra donna partorì parimenti due renne, simbolo degli animali che aiuteranno l'uomo in tutti i suoi lavori e che gli serviranno anche da nutrimento.

 

La caverna aveva due aperture, l'una verso il Nord e l'altra verso il Sud; attraverso ognuna di esse le donne inviano una giovane renna per servire i popoli della foresta (Dolgani e Evenki). Anche la seconda donna gli dette un pelo; quando farà dello sciamanismo, è verso questa caverna che, in ispirito, si dirigerà.

 

In seguito il candidato raggiunse un deserto e scorse, assai distante, una montagna. Dopo tre giorni di marcia vi arrivò e attraverso un'apertura penetrò nel suo interno, incontrando un uomo nudo che si dava da fare con un mantice. Sul fuoco si trovava un calderone «grande come la metà della terra». L'uomo nudo lo scorse e lo afferrò con una enorme tenaglia. «Son morto» - ha appena il tempo di pensare il neofita. L'uomo gli tagliò la testa, fece il suo corpo a pezzetti e mise il tutto nel calderone. Cosi il corpo fu messo a cuocere, per tre anni.

 

Nel luogo si trovavano inoltre tre incudini e l'uomo nudo dette forma alla sua testa usando la terza di esse, destinata a forgiare i migliori sciamani. Poi gettò la testa in una delle tre marmitte che si trovavano là vicino e l'acqua della quale era la più fredda. In tale occasione gli rivelò che quando si è chiamati per curare qualcuno, se l'acqua è molto calda, è inutile ricorrere all'arte sciamanica, perché l'uomo è già perduto; se I'acqua è tiepida, egli è malato ma suscettibile di guarire; l'acqua fredda, infine, è caratteristica di un uomo sano.

 

Poi il fabbro ripescò le sue ossa ora galleggianti su di un fiume, le rimise insieme e le ricopri di carne. Le contò e dichiarò che ve ne erano tre di troppo; a causa di ciò, l'aspirante avrebbe dovuto procurarsi tre costumi da sciamano.

 

Gli forgiò la testa mostrandogli come si possono leggere le lettere che vi si trovano dentro.

 

Gli cambiò gli occhi, ed è per questo che quando l'aspirante farà dello sciamanismo egli non vedrà coi suoi occhi carnali, bensì con questi occhi mistici.

 

Gli forò le orecchie mettendolo in grado di comprendere il linguaggio delle piante.

 

Successivamente il candidato si ritrovò sulla cima di un monte e alla fine si risvegliò nella yurta, presso i suoi. Ora, egli può cantare e far dello sciamanismo indefinitamente, senza mai stancarsi.”

In questo racconto sussistono numerosi simboli attribuibili alla chiamata sciamanica che andrò ad analizzare uno ad uno.

 

L'evento principale del viaggio onirico di Avam è lo smembramento da parte del fabbro nell'ultima grotta.

 

Vivere questo momento terrificante è necessario e imprescindibile per essere certi di possedere i requisiti sciamanici.

 

Questa particolare funzione, infatti, non è ascrivibile a chiunque, nemmeno quando esiste un lignaggio famigliare certo. Essere smembrati è la forma di accettazione e giudizio a cui il neofita viene sottoposto dagli spiriti degli sciamani antenati.

 

Essi controllano ogni osso con dovizia e ne giudicano numero e forme. Controllano il sangue, la linfa, i muscoli, ecc... poiché il tutto deve corrispondere ad un codice predefinito dall'antica tradizione.

Diventare sciamani non è una scelta che può essere presa alla leggera.

 

Implica una forza interiore non comune, così come degli “ingredienti” fisici particolari che solo pochi eletti possiedono.

 

In alcune tradizioni si parla dell'osso in più o di quello bucato o di particolari nervi, ecc... La scelta viene fatta con estrema cura per impedire che il neofita, se non adatto, possa soccombere o, peggio ancora, provocare un danno alla comunità.

 

Tornando ai simboli presenti nel racconto, troviamo prima di tutto il monte a cui Avam accede dopo aver conosciuto gli spiriti della sua malattia.

 

Il monte rappresenta le altezze, il riuscire a vedere quello che accade da una prospettiva più ampia e, nell'ambito sciamanico, il ponte per i cieli superiori.

 

Lì, infatti, incontra la Madre che lo nutre del latte cosmico, la linfa dell'universo e gli apre le porte dei cieli superiori. Il padre gli apre le porte dei mondi inferiori (inferi) e gli dona due spiriti accompagnatori: l'ermellino e il topo.

L'ermellino gli dona la capacità mimetizzazione grazie alla sua caratteristica di modificare il colore del pelo in base alle stagioni (bianco d'inverno e marrone rossiccio d'estate), il suo olfatto sviluppatissimo, la sua velocità e la conoscenza degli anfratti.

 

Il topo fornisce il suo aiuto per vedere nei luoghi oscuri, per agire con astuzia e imprevedibilità. Tutte funzioni necessarie per viaggiare nel mondo sotterraneo.

 

Avam incontra poi sette tende e, successivamente nove mari.

Il sette e il nove sono numeri simbolici nello sciamanesimo.

 

Il numero sette esprime sette poteri sciamanici che corrispondono ad altrettante virtù e il nove è il numero dei cieli in cui risiedono gli dei. Le sette tende avevano i tetti lacerati e corrispondevano ai poteri non ancora conosciuti di Avam. Infatti ha conosciuto gli spiriti di altrettante malattie che gli hanno, indirettamente, donato la possibilità di guarire la gente dalle stesse.

L'albero di betulla è l'axis mundi, l'albero cosmico le cui radici sono nel mondo infero e la chioma si estende nei nove cieli.

 

L'essenza della betulla è simbolica nelle regioni siberiano – mongole mentre in altri contesti sono essenze diverse a costituire la stessa simbologia (es: il frassino nello sciamanesimo nordico-celtico).

 

Quest'Albero è molto importante per il novizio poiché dovrà imparare a scalarlo per comunicare, quando sarà uno sciamano a tutti gli effetti, coi regni superiori.

 

Tutti gli animali e le erbe che vede nell'albero saranno suoi alleati nelle guarigioni e, nel sogno inziatico, Avam ottiene anche la visione del materiale con cui forgiare il suo tamburo (anzi, nel caso singolo, i suoi tamburi).

betulla.png

Lo strumento a percussione diventerà la cavalcatura del futuro sciamano, in grado, col suo ritmo scandito, di galoppare veloce oltre il mondo di mezzo. Ho già descritto l'intero rituale per l'iniziazione del tamburo in un altro articolo che puoi leggere (qui).

 

Molto interessante è anche l'insegnamento dei tre abiti che gli vengono assegnati. Uno per ogni regno in cui dovrà entrare e per ognuno di essi avrà degli spiriti ausiliari o accompagnatori che saranno simbolicamente rappresentati nei diversi abiti.

Nel caso di Avam ci sono tutti gli elementi indispensabili e tutti insieme, per definire l'elezione tra gli spiriti e sicuramente il suo destino sarà stato quello di diventare uno sciamano potente.

 

Non sempre però l'elezione avviene tramite un caso patologico così grave. A volte l'eletto può tenere dei comportamenti atipici, essere apatico, solitario e molto attivo oniricamente.

 

L'elezione non segue un iter sempre uguale a differenza dello smembramento che è, come già sottolineato, una condizione essenziale per acquisire la funzione sciamanica.

 

Dopo tale atto, al quale il neofita è obbligato ad assistere, i pezzi del suo corpo vengono rimessi insieme dagli spiriti dopo essere stati completamente epurati della sua sostanza fino a quel momento.

 

Lo sciamano rinasce in tal modo non solo nello spirito ma anche nel corpo.

 

In alcuni casi il corpo viene addirittura sostituito così da possedere durante la sciamanizzazione, un sesso contrario a quello della sua vita comune. Non è difficile notare sciamani uomini che si esprimono con voce femminile quando sciamanizzano e viceversa.

teschio.png

Lo smembramento è fondamentale anche per un altro aspetto simbolico. I pezzi del corpo del neofita vengono sparsi, dopo essere stati bolliti (di solito) dagli spiriti nei diversi mondi e ogni animale che se ne ciberà sarà la rappresentazione di una malattia che egli sarà in grado di guarire.

 

Ne consegue che più l'azione è cruenta e prolungata, più il futuro sciamano acquisirà potere.

 

La maggior parte dei percorsi sciamanici “occidentalizzati” mancano di questa iniziazione cruenta e il motivo è da ricercare non tanto nelle tecniche spesso poco inerenti le tradizioni originarie, bensì nella mancanza di vera consapevolezza dei partecipanti.

Lo sciamanesimo non va avvicinato come una tecnica o una pratica individuale. Non è questo il suo spirito originario. E' una scelta di vita, un continuo sacrificio per il bene di un'intera comunità e credo che oggi ben pochi possano fregiarsi di questo tipo di responsabilità.

 

Con ciò non voglio sminuire tali pratiche, svolte senz'altro con coscienza ma far comprendere che già seguire gli insegnamenti pratici in quanto esseri umani coscienti senza cercare di essere insigniti di un potere pericoloso, è un atto di umiltà apprezzabile ed onorevole, in grado di portare benefici futuri al pianeta che ci ospita con tanta pazienza.

sciaman.png

La ricerca delle origini continua.

 

Come sempre,

 

Grazie

 

Monica